sabato 31 dicembre 2011

"Eternità", via di fuga dalla giustizia terrena ...

Don Luigi Maria Verze, fondatore del San Raffaele, è deceduto questa mattina, 31 dicembre, alle ore 7,30 circa presso l'Unita Coronarica dell'Ospedale. Don Luigi era stato ricoverato durante la notte alle ore 2.30 per l'aggravarsi della sua situazione cardiaca. Lo precisa una nota del S.Raffaele. Dal San Raffaele fanno sapere che don Verzè, 91 anni, era tenuto sempre sotto stretto controllo dopo l'operazione al cuore subita l'anno scorso, ma probabilmente anche a causa della tensione dell'ultimo periodo causata dalle indagini per bancarotta le sue condizioni sono peggiorate negli ultimi giorni. Verzé era finito in bancarotta con debiti da un miliardo e mezzo di euro.proprio oggi si dovevano aprire le buste dell'asta per l'acquisto della struttura ospedaliera fondata nel 1958. La scomparsa di Don Luigi Verzè cade come un macigno sull'inchiesta in corso alla procura di Milano per il crac da 1,5 miliardi dell'ospedale San Raffaele e segue di qualche mese il suicidio del secondo grande protagonista della vicenda, il vicepresidente con le deleghe operative Mario Cal. Il procedimento giudiziario però, che conta una decina di indagati, non dovrebbe subire rallentamenti. Queste le tappe dell'inchiesta.
Giovane violinista talentuosa di r_montalcini - 30 giugno: la Procura di Milano accende un 'farò sulla crisi del San Raffaele. Non ancora una vera e propria indagine ma il Pm Luigi Orsi avvia un 'protocollo civile' sulla ristrutturazione del debito dell'ospedale.
- 18 luglio: Si suicida Mario Cal, storico braccio destro di don Verzè nella gestione del San Raffaele, qualche giorno prima era stato sentito come teste dal pm Orsi.
- 19 luglio: Al vaglio della procura l'ipotesi di avanzare un'istanza di fallimento.
- 21 luglio: Il nuovo Cda del San Raffaele, appena insediatosi, chiede alla procura tre mesi per presentare un concordato preventivo. Il Pm da come 'ultimatum' la scadenza del 15 settembre.
- 22 luglio: Il fascicolo d'inchiesta sul suicidio di Cal passa ai Pm Luigi Orsi e Laura Pedio. Gli stessi che hanno acceso 'il farò sulla crisi finanziaria dell'ospedale.
- 20 settembre: La procura di Milano «prende atto» delle richieste dei rappresentantri del Cda che hanno promesso di presentare la richiesta di concordato preventivo il 10 ottobre.
- 29 settembre: Il Pm avanza la richiesta di fallimento per «arrestare ulteriori dissipazioni patrimoniali» e «perseguire - scrive il procuratore Edmondo Bruti Liberati - l'interesse pubblico nella sfera del quale rientra la posizione dei soggetti a vario titolo coinvolti in questo grave default, quali i creditori, i dipendenti, i collaboratori e gli stessi utenti del servizio sanitario gestito dalla fondazione». I Pm scrivono anche che dalle carte di Cal sono emersi «fatti di reato» e che vi sono degli indagati fra i quali, l'unico in quel momento certo, il direttore finanziario Mario Valsecchi per il quale si ipotizza il falso in bilancio e false scritture.
- 30 settembre: È ufficiale: i Pm Orsi e Pedio hanno avviato l'indagine per bancarotta, ostacolo agli organi di vigilanza e fatture false.
- 12 ottobre: Inizia l'udienza davanti al giudice fallimentare
- 28 ottobre: Il Tribunale fallimentare dichiara «ammissibile» il concordato preventivo presentato dai legali. I creditori vengono convocati per il 23 gennaio 2012.
- 16 novembre: parallelamente alla causa civile va avanti l'inchiesta penale e i Pm dispongono una ventina di perquisizioni; una decina gli indagati fra i quali Don Verzè, Valsecchi, Gianluca Zammarchi e Andrea Bezzicheri, esponenti della società 'Metodo srl'. Arrestato per concorso in bancarotta il 'faccendierè Piero Daccò.
- 17 novembre: Daccò è accusato di aver 'distrattò dalla Fondazione circa 3,3 milioni di euro.
- 18 novembre: nuovi particolari sull'inchiesta: Stefania Galli, segretaria di Cal parla di buste con denaro che passavano dall'ufficio del vicepresidente dal 2005.
- 19 novembre: Il Gip Vincenzo Tuchinelli convalida il fermo di Daccò.
- 13 dicembre: Viene arrestato l'ex direttore amministrativo Valsecchi. A lui e ad altre 9 persone viene contestata anche l'associazione a delinquere. Decisive sarebbero state le dichiarazioni di tre imprenditori, uno dei queli, Pierino Zammarchi, parla di sovraffatturazione di costi a carico dell'ospedale e retrocessione dei soldi al San Raffaele tramite buste di contanti e bonifici per 4 milioni. Fondi neri che sarebbero stati costituiti a partire dal 1983.
- 16 dicembre: Daccò interrogato dal Gip respinge le accuse.
- 31 dicembre: muore don Verzè. Nel Duemila, quando il cattolicesimo trionfava sull’orbe mediatico, negli uffici del Pontificio consiglio per la pastorale della salute tutti erano tristi. L’allora presidente, il messicano Lozano Barragán (diventato cardinale nel 2003), non faceva fatica a spiegare che nei laboratori scientifici del mondo la dottrina cattolica nel campo della bioetica era del tutto irrilevante. Anzi, il sospetto che facesse da corollario a quanto il buon presule aveva constatato nei numerosi viaggi presso le più grandi agenzie scientifiche, induceva a credere che non solo la teoria, ma ai ricercatori cattolici fosse precluso persino l’accesso nei laboratori dove la vita si scrutava e si manipolava. Per comprendere Don Verzè, forse bisogna partire da qui: egli è riuscito a creare un laboratorio diventato un punto di incontro fra ricercatori laici (comunque aperti ai riferimenti etici), e cattolici adulti, capaci cioè di porre seri interrogativi alla Chiesa e alla sua dottrina. Ma il San Raffaele non è solo un centro di ricerche biomediche e di risultati importanti. Dal 1972 è stato riconosciuto come Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico, divenendo quindi polo universitario a tutti gli effetti. Ed è l’unico luogo in Italia dove scienziati come Edoardo Boncinelli, Giulio Cossu, Luca Cavalli-Sforza, Roberta de Monticelli, Massimo Cacciari insegnano con colleghi cattolici senza temere le solite cacce alle streghe ciclicamente scatenate in altre istituzioni accademiche italiane, sia confessionali sia laiche .Eppure anche per i suoi non pochi nemici (specie nel mondo cattolico: memorabile, e di fuoco, la sua “querelle” contro la cattolica Rosy Bindi, allora ministro della Sanità, rea confessa di aver sbarrato l’espansione dell’opera di Don Verzè a Roma), il fondatore del San Raffaele di Milano ha sempre avuto grandi meriti. Il primo, quello di aver assunto “l’eccellenza” come ideale e dogma del suo agire: «Non voglio curare la gente nei lazzaretti», ha sempre affermato. Di conseguenza, è stato coraggioso ed illuminato nella scelta di collaboratori e medici, nell’aggiornamento dei macchinari e nelle opzioni di ricerca. Nel 2009, Maurizio Crippa e Nicoletta Tiliacos hanno pubblicato un’ampia inchiesta (3 puntate) sulla vita e le opere del prete-imprenditore veronese. Una delle loro annotazioni più interessanti, quella relativa alla «ricaduta» del modello sanraffaeliano sul sistema sanitario italiano. Contrariamente agli «imprenditori cattolici» che a Roma si sono arricchiti con le cliniche dismesse dalle suore e ricomprate (grazie ai “buoni uffici” delle solite tonache venali) per quattro soldi, Don Verzè è stato assai caparbio nell’evitare la trappola dell’equazione «cattolico» uguale «privato», cioè costoso e per pochi. Aprendo così una strada che «oggi è un dato acquisito in molte regioni italiane, a partire dalla formigoniana Lombardia che l’ha a sua volta desunta dal pensiero sociale dei discepoli di don Giussani, a loro volta debitori, sul fronte sanitario, di più di un’idea di don Verzé». Forse proprio per salvare la libertà di ricerca e di cura che il Vaticano (che ha un bilancio annuale inferiore agli incassi di Oprah Winfrey) sta scendendo in campo assumendosi un peso finanziario certamente superiore alle sue forze.

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